Luciano Minguzzi, nasce a Bologna il 24 maggio 1911 e trascorre la sua giovinezza nel rione della Crocetta, una zona popolare alla periferia della città, dove egli impara presto ad affrontare la vita. Il padre Armando, scultore, ha lo studio in via Valdonica. Dopo le scuole tecniche, Minguzzi si impiega in una società per il commercio del ferro, ma trascorsi un paio di mesi, insofferente e insoddisfatto per la monotonia del lavoro, decide di licenziarsi. Sicuro di voler seguire le proprie inclinazioni artistiche che si erano manifestate sin dalla fanciullezza, nel 1931 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Qui segue i corsi di incisione tenuti da Giorgio Morandi, quelli di scultura sotto la guida di Ercole Drei, mentre all'Università frequenta le lezioni di storia dell'arte di Roberto Longhi. Per Minguzzi è un periodo di grande fervore intellettuale e crescita culturale, alimentato anche dall'incontro con due scultori che i giovani artisti seguivano con curiosità e interesse: Medardo Rosso e Arturo Martini. Rosso aveva infatti capovolto i canoni tradizionali della scultura e Martini aveva scoperto una nuova primordialità nell'opera d'arte. Cosi, Minguzzi nei primi anni della sua opera, dopo aver meditato sul lavoro di tali scultori e dei contemporanei Marini e Manzù, indirizzerà la sua ricerca proprio verso i problemi della cultura artistica del suo tempo, ponendosi tuttavia in un rapporto dinamico e stimolante che gli consentirà un'ampia libertà espressiva. Nel 1934, ancora studente all'Accademia di Belle Arti, vince una borsa di studio che gli permette di soggiornare a Parigi per due mesi: è una tappa fondamentale nella sua formazione poiché ha finalmente l'opportunità di vedere le opere dei grandi maestri del passato e dei principali artisti contemporanei. Ad attrarlo maggiormente, oltre alle sculture di Rodin e Despiau, sono le sculture di Daumier e le opere di Degas, Manet e Modigliani. Al ritorno da Parigi, viene invitato ad esporre alla XIX Biennale di Venezia, dove presenta l'opera Pugili "a corpo a corpo', ma l'accoglienza da parte della critica è piuttosto deludente. Nel 1935, terminati gli studi dell'Accademia, presta servizio militare a Bassano del Grappa e a Verona, dove può approfondire le sue conoscenze sull'arte antica e studiare attentamente i rilievi della porta di San Zeno. Lo stesso anno partecipa alla seconda Quadriennale d'Arte di Roma ottenendo critiche lusinghiere. Nel 1937 gli viene affidata la cattedra di scultura alla Scuola d'Arte "P. Selvatico" di Padova, dove insegna due anni, per poi trasferirsi alla scuola di disegno per operai di Reggio Emilia, Nel 1939, invitato, espone alla Quadriennale d'Arte di Roma la figura grande al vero di Eva, modellata direttamente in cera. L'opera, che suscita scandalo e polemica a causa del ventre gravido della donna, rimane un punto fermo nell'itinerario artistico di Minguzzi. Infatti in tale scultura, nonostante si scorga ancora la matrice martiniana, la sua personalità è già sbocciata chiara e prorompente. Da questo momento non vi saranno più esitazioni per Minguzzi che procederà con sicurezza e felicità creativa nella sua impresa plastica. Nel 1942 ha una sala personale alla Biennale di Venezia, nella quale figurano ben quattordici sculture tra cui spiccano Loth e le figlie e il Ritratto della madre, eseguito in cera nel 1939. Tale opera, successivamente realizzata in pietra, ottiene un notevole successo alla personale della Quadriennale romana del 1943, insieme al Ritratto di Venanzio e alla Ballerina Giapponese. In questa occasione egli riceve infatti un premio per la scultura. Lo stesso anno Minguzzi si trasferisce a Bologna dove gli viene assegnata la cattedra di scultura al Liceo Artistico. Alla fine della guerra, insieme ai pittori Borgonzoni, Corsi, Giangottini, Mandelli e Rossi, fonda il gruppo di "Cronache", che darà vita ad una serie di manifestazioni artistiche di vasta risonanza nel mondo culturale nazionale. Nel 1946 tiene una personale alla Galleria di "Cronache". Nel 1948, dopo aver partecipato alla Biennale di Venezia, Minguzzi soggiorna sei mesi a Parigi, dove ha modo di ampliare e approfondire le sue conoscenze, inserendosi negli ambienti in cui è più vivo il dibattito sulle nuove tendenze artistiche internazionali. Diventa amico di Zadkine e Giacometti, e frequenta assiduamente Birolb, Cassinari e Signori. Nel 1950, invitato ad esporre alla Biennale di Venezia, ottiene il Gran Premio per la scultura con il Gallo. Tra gli stranieri vengono invece premiati Zadkine per la scultura e Matisse per la pittura. Nel 1951, trasferitosi a Milano per insegnare scultura al Liceo Artistico, partecipa al concorso per la V Porta del Duomo di Milano. Concorso che lo vedrà vincitore dopo una serie di eliminatorie. La Porta, che verrà realizzata in otto anni di lavoro, sarà ultimata nel 1965. Nel 1952 partecipa con una personale alla Biennale di Venezia e la giuria internazionale gli assegna un gran premio aggiunto per la scultura. Alle soglie degli anni Cinquanta la personalità scultorea di Minguzzi giunge ad una piena maturazione attraverso una serie di opere di forte vigore plastico, in cui la forma appare saldamente piena e compatta. A tale gruppo di sculture appartengono l'Acrobata (1950), il Contorsionista (1950/51), Due figure (1950/52) e Donna che salta la corda (1954). Nel 1953 partecipa al concorso per A Monumento al prigioniero politico ignoto alla Tate Gallery di Londra ricevendo dalla giuria il terzo premio assoluto. In tale opera, come nel Cane tra le canne del 1950, la sua scultura assume toni più drammatici, le forme appaiono quasi disseccate, contenute in strutture articolate, espressioni di una condizione di sofferenza e dolore. Nel 1955 Minguzzi entra a far parte degli scultori della Galleria del Milione diretta da Gino Ghiringhelli, dove lo stesso anno tiene un'ampia personale che ripeterà nel 1958 e nel 1965. Sempre nel 1955 è presente alla rassegna "The New decade" al Museo d'Arte Moderna di New York e alla mostra en plein air nel Parco Middelheim ad Anversa, dove riesporrà nel 1959, nel 1961 e nel 1973. Nel 1956 espone alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Venezia, al Museo Rodin di Parigi e alla Catherine Viviano Gallery di New York, dove nell'arco di dieci anni terrà cinque personali. Lo stesso anno gli viene assegnata la cattedra di scultura all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove insegnerà fino al 1975. Nel 1957 partecipa alla mostra d'arte italiana in Australia, Perù, Jugoslavia (Zagabria, Belgrado, Skophie), Stati Uniti (St. Louis) e Inghilterra (Cambridge). L'anno seguente è presente alla mostra "Sonsbeek'58" ad Arnhem in Olanda e alla "junge Italienische Plastik" a Berlino, e tiene una personale alla Galleria Odyssia di Roma. Nel 1959 viene invitato alla Il Documenta di Kassel. Dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Sessanta, Minguzzi realizza un gruppo di opere di vaste dimensioni che vanno sotto il titolo generale di Uomini del Lager, nate dai dolorosi ricordi della tragedia umana durante gli anni di guerra. In tali sculture egli ritrova la solidità plastica e il vigore espressivo degli anni precedenti, introducendo tuttavia nuovi elementi. Egli fonde infatti bassorilievo e tuttotondo, saldando insieme modellato in bronzo e inserto precostituito in ferro. Lo stesso modo di procedere che adotterà in Uomini l'opera finale del ciclo, che misura oltre sei metri. Negli stessi anni Minguzzi si dedica a un nucleo di opere di diversa impostazione plastica. Si tratta della serie degli Aquiloni, di Luci nel bosco e Ombre nel bosco, in cui alla scultura piena si sostituisce un'espansione nello spazio di forme aperte e leggere. In questi anni l'opera di Minguzzi riceve consensi sempre più vasti dalla critica e dal pubblico, tanto che le sue sculture sono presenti nelle principali rassegne nazionali e internazionali. Nel 1960 partecipa alla Biennale di Venezia, espone in Olanda al Museo Beuningen di Rotterdam e tiene un'antologica a Palazzo Strozzi di Firenze. Lo stesso anno viene nominato accademico nazionale di San Luca. Nel 1962 espone alla Biennale di Venezia, mentre una sua personale viene presentata al Kunst Museum di Goteborg, alla Gummeson Kunst Gallery di Stoccolma, al Louisiana Museum di Copenhagen e alla Kunstall di Lund in Norvegia. Nel 1964 viene allestita una vasta rassegna antologica a Palazzo Sturm di Bassano del Grappa e l'anno successivo viene nominato insegnante di scultura alla Sommer Academy di Salisburgo. Il 6 gennaio 1965 viene ufficialmente inaugurata la V Porta del Duomo di Milano. Nel 1966 partecipa alla mostra en plein air di Montreal, alla mostra "Arte italiana dal 1910 ad oggi" al Museo d'Arte Moderna di Città del Messico e alla V mostra internazionale nel Parco Sonsbeek ad Arnhem in Olanda. Tiene mostre personali alla Galleria dell'Accademia di Venezia (1966), alla Galleria de' Foscherari di Bologna (1967), alla Galleria Cortina di Milano (1969) e al Museo civico di Bologna nella rassegna "Artisti di Cronache" (1970). Nel 1970 riceve l'incarico per la realizzazione della Porta del bene e del male per la basilica di San Pietro in Vaticano, un'opera a cui Minguzzi lavorerà con passione per sette anni. Attraverso una modellazione quasi in negativo in cui le figure in rilievo appaiono in tutta la loro forza plastica, egli ha rappresentato in modo esemplare i caratteri del bene e del male in un racconto dove si intrecciano storia e leggenda. L'opera verrà inaugurata nel 1977 alla presenza di Paolo VI. Nel 1972 espone alla Quadriennale di Roma tre sculture, fra le quali emerge con prepotenza Uomini. L'anno successivo viene allestita una vasta antologica curata da Marco Valsecchi, alla Rotonda della Besana di Milano. Nel 1976 tiene una personale al Centro Storico di Rimini e nel 1978 alla Galleria La Loggia di Bologna. Dalla fine degli anni Settanta agli anni più recenti la sua scultura riconferma quei valori di vitalità e impeto che costituiscono il nucleo più autentico dell'artista, benché ora si facciano strada altre preoccupazioni e suggestioni. Nelle Parche (1982/84), in Dafne (1981/84) e nel gruppo dei Nuotatori (1988/90), emerge un senso di stupore e di sgomento di fronte ai segreti che governano la natura e i destini degli uomini. C'è ora la ricerca, il desiderio di ritrovare un'identità perduta con la natura, tanto che la figura di Dafne viene colta nel momento iniziale della sua metamorfosi. Il decennio che va dal 1980 al 1990 segna anche una stagione particolarmente felice nella realizzazione di un folto numero di disegni di rara energia cromatica ed espressiva. Tra questi figurano Atropo, Gli uomini del Lager, Il grande urlo, I giocatori di pallanuoto, Omaggio al Cossa di Schifanoia e I nuotatori. Nel 1985 tiene una mostra personale alla Galleria Il Milione di Milano, curata da Mario De Micheli, nel 1986 al Palazzo dei Diamanti di Ferrara e alla Galleria la Loggia di Bologna. Nel 1988, dopo quattro anni di lavoro, porta a termine il portale per la chiesa di San Fermo a Verona, mentre l'anno successivo vengono inaugurate le porte della chiesa Stella Maris a Porto Cervo. Tra le rassegne nazionali e internazionale a cui ha preso parte negli ultimi anni vanno ricordate: "Ipotesi per un museo" nel parco della Versdiana a Marina di Pietrasanta (1987), "Scultura italiana del XX secolo" in numerosi musei del Giappone (1988/89), "Scultura italiana a Oslo", Norvegia (1989), "Scultura a Milano 1945 - 1990" al Palazzo della Permanente di Milano (1990), al Staditische Kunstalle di Mannheim (1991) e alla Kunstalle di Darmstadt (1991) e al Centro Saint Benin di Aosta "Un itinerario sul filo della scultura". Nel 1992 il Comune di Milano gli dedica una grande mostra antologica nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco. L'anno dopo espone alla Rocca Malatestiana di Cesena "Manzù, Minguzzi, Fabbri: tre maestri della scultura contemporanea" e alla Galleria Comunale Ex Pescheria. Nel 1994 è presente al Palazzo della Permanente di Milano in "Disegno e Scultura nell'Arte italiana del XX secolo", Numerose opere di Minguzzi si trovano nei musei di importanti città italiane ed estere, viva testimonianza del posto di rilievo che egli occupa nella storia della scultura. Nel 1995 espone alla mostra dell'Accademia di Brera "La città di Brera. Due secoli di scultura" e tiene una personale alla Civica Galleria di Arte Moderna di Saint-Vincent. Il 24 maggio 1996, in occasione dell'ottantacinquesimo compleanno dello scultore, si inaugura a Milano il Museo Minguzzi. La Porta della Chiesa di San Fermo Maggiore a Verona viene inaugurata nel 1997. Luciano Minguzzi vive a Milano, dove continua a modellare nel suo studio di via Solferino con la stessa energia plastica e lo stesso vigore creativo che hanno accompagnato il suo lungo e fecondo itinerario artistico..