FRANCESCO BOCCHINI (Cesena, 1969)

È stato definito artista «dall’im maginario lu na re». Egli è “pittore” di icone e di silenzio, al meno nel ciclo che lo ha visto affermarsi con queste suggestive tavole di ferro “strom bate”, preziose e ricercate nei fondi dorati di otto nella, realizzate alla fine degli anni ’90. Nel vocabolario della lingua italiana si legge: «Il termine icona deriva dal greco “eikon”, che può essere tradotto con immagine, e nel campo dell’arte religiosa identifica una raf - figurazione sacra dipinta su tavola. [...] Si tratta di una crea zione bizantina del V secolo. [...] Quando nel 1453 l’Impero Romano d’Oriente crollò, i popoli balcanici contri buirono ad incre men tare sia la produzione sia la diffusione di que ste raffigurazioni sa cre. In Russia, l’icona assu me un significato molto particolare e di gran de importanza». L’antico pittore metteva tutta la sua arte nel focalizzare l’essenza di un paradigma religioso già descritto. Francesco Bocchini ha realizzato questo ciclo nell’arco “breve”, come afferma lui stesso, di quattro anni. Gambettola è la sua città natale, nota nel mondo per i “rot ta mai”, questi grandi suggestivi e onirici de po siti di raccolta di ferro vecchio. Così ecco la scelta di usare materiale di scarto, povero ma denso di memoria; la scelta etica di rea - lizzare opere d’arte attra verso un riuso di materiali “post-trash”. Una ricerca intensa, la sua, og gi in parte superata dai curiosi “meccanismi”, una sorta di pitto-sculture movibili che si riallacciano al mondo “ironico” dell’infanzia, veri e propri “giochi” etici per adulti, alla scoperta di ciò che è nascosto die tro l’ap parenza delle cose. Qui le ma - novelle sono un invito esplicito che l’artista fa al ri - guardante affinché provi ad entrare in con tatto con l’opera per scoprire che cosa accade dopo. C’è una sorta di contami na zione tra scultura, pittura, scrittura, musica e teatro, anche nella risco per ta dei “rumori”, cari ai nostri futu ri sti. Così tornano alla mente, per em patia e affinità elettive, i mec - canismi di Jean Tinguely, certi tea trini di Kurt Shwitters e alcune opere di Alexander Calder.

[M.Z.]